Considerazioni di fine 2012
Il 2012 sta giungendo al termine... qualche riflessione sul come l'ho vissuto e sulla mia esperienza di quest'anno passato.
Fine 2012.
Nel complesso il primo pensiero che mi viene di condividere è che l’anno, a mio avviso, ha dimostrato una crescente incapacità delle Imprese di sposare una filosofia di proposta di servizio. Noto una spasmodica fame di fatturato da parte di società di servizi, ricercata tuttavia nel continuo desiderio di vendita di prodotti, anziché esperienza (o expertise per chi preferisce il termine anglofono). Questo fenomeno crea un movimento di prodotti venduti ed installati senza cognizione di causa, rispetto alle reali esigenze delle Imprese (che necessitano maggiormente di know-how calato sul proprio modello di business). Anche sul fronte delle soluzioni a valore aggiunto trovo che ci sia sempre meno scelta. Poca o nulla integrazione di sistemi, poca capacità di utilizzo degli strumenti per raggiungere un obiettivo, poca conoscenza generale dei prodotti, praticamente nulla l’integrazione dei servizi in Cloud (non ho ancora sentito parlare nessuno di federazione di Active Directory) ma solo una mera vendita di servizi privi di valore significativo al bene del Business delle Imprese. Ho incontrato svariate volte una polverizzazione di prodotti per poi scoprire, on-site, soluzioni già esistenti nelle infrastrutture che rispondevano perfettamente alle esigenze anche su medio termine, ma la cui non-conoscenza le ha escluse dell’essere adottate. Da qui una sempre meno tangibile esperienza e conoscenza di chi propone e vende soluzioni, elemento che degrada ulteriormente un mercato già difficile, in un settore che è tra i più complessi al mondo e mettendo in cattiva luce il settore che rappresenta la spina dorsale di qualsiasi attività sia essa Business o Consumer.
Sul fronte delle Aziende (intese come utenze finali) esiste una profonda ignoranza del settore ICT e delle sue complessità, che porta da un lato a cercare di spendere il meno possibile subito (risparmio immediato rispetto ad un investimento che renda nel tempo) e dall’altro costringe tale Impresa ad una ricerca del servizio “meno peggio” invece di cercare un prodotto di qualità. Le reti (parlo di micro impresa o piccola impresa) sono arrabattate, costruite e fatte crescere senza criterio. L’ignoranza evangelizzata da falsi profeti del prodotto o soluzione “Plug and Play” non è contrastata da nessuno che riesca a far capire che la continua costruzione di infrastrutture di quel genere è solo un modo per ritrovarsi più macerie addosso quando questa collasserà. Economizzare dove più possibile, applicare meno regole possibili, lasciare agli utenti la libertà totale di movimento assumendo che siano coscienziosi e rispettosi dello strumento e del proprio posto di lavoro (fortunatamente esiste – in minoranza – questa categoria di Lavoratori).
Quando si verifica un problema la colpa ricade sul IT, sia esso la persona o il fornitore di servizi, il quale non è nella posizione di mettere dei paletti sul proprio lavoro. O semplicemente non vuole per semplificarsi la vita. La mancanza culturale del concetto di SLA il cui fine non è solo quello di riuscire a dare al Cliente finale la tranquillità di avere delle garanzie di servizio, ma anche di consentire ai fornitori di Servizi di strutturare meglio i propri interventi e struttura tecnica (a volte costringendoli a farlo). E così, invece, ci ritroviamo in una condizione in cui gli accordi tra imprese, anziché essere regolamentati da contratti (nuovamente: a tutela e garanzia di entrambe le parti) sono vincolate da relazioni sociali (chiamo il responsabile per avere l’intervento immediato). Tanto varrebbe strutturare i contratti di collaborazione tra imprese basandosi sul numero di contatti di Facebook. Ne risente pesantemente anche il delivery dei progetti che da un modello di erogazione di servizi FIFO (First-In-First-Out) è diventato (TIES – Tutto Insieme E Subito – libera citazione di @esignoretti – nda).
Anche la comunicazione nel settore è in declino. Rispetto ad un problema di analfabetismo quale problema sociale (di cui l’ISTAT ha registrato poco più di 257 mila unità nel 2001 di età compresa tra i 6 e i 65 anni) esiste un consistente degrado della comunicazione di settore. Nel ICT area in cui la terminologia è universale ed estremamente precisa e puntuale, vengono sempre più spesso usati termini impropri, adottati da lingue straniere, il cui fine è quello di far apparire più appetibile o “altisonante” giocando sul subconscio delle persone che si trovano a non sapere di che si parla e subire una sorta di timore reverenziale nei confronti della definizione di quel termine (e si vede quando qualcuno cerca di capire di cosa si tratti). E anche in comunicazioni intra-aziendali la difficoltà di relazionarsi diventa complessa quando due dipartimenti dialogano con un linguaggio strutturato e un altro ne usa uno basato su termini per sentito dire o letti in qualche volantino di marketing.
C’è poi un problema culturale legato alla formazione professionale del personale IT, sia esso composto da dipendenti all’interno delle singole strutture o professionisti legati o meno a società di servizi. Ho trovato anche una dilagante mancanza di basi fondamentali dell’informatica prima ancora di passare a questioni più specifici. In un settore che si evolve con una frenesia quasi violenta, la “certificazione professionale” che all’estero è vista come un benefit (e spesso oggetto di progresso nella carriera professionale) nel Bel Paese ha valenza pressoché nulla, salvo per la partecipazione alle gare di appalto o per ottenere certificazioni aziendali, ed in entrambi i casi alla persona certificata non viene molto in tasca. Men che meno viene data la reale importanza alla certificazione, la quale dovrebbe dare al Professionista gli elementi per poter affrontare problematiche specialistiche nell’area di certificazione. Ci si trova tuttavia ad avere professionisti certificati “di comodo” per l’azienda (o curriculum) ma senza reale esperienza sul capo o che testimoni la valenza di tale certificazione. Tutta questa mancanza di metodo di acquisizione di concetti e competenze ha portato, in parte, a rivisitare il metodo di “training on the job”, dove in realtà ci si trova con professionisti che fanno “Googling on the job”, alla ricerca di soluzioni on-line a problemi anche più banali, incapaci di condurre analisi sugli elementi base del funzionamento dei vari sistemi; problemi che, talvolta, vengono risolti per il rotto della cuffia ma senza un reale sradicamento del problema che, magari, è destinato a creare disastri in un futuro più o meno prossimo. Ultimo, non per importanza, il sovraccarico delle competenze richieste al personale che gestisce le strutture, particolarmente sentito nelle piccole imprese dove i tecnici si trovano a dover gestire da tuttologi sistemi più eterogenei, condizione che invece di consentire una coerente crescita culturale del tecnico lo fossilizza in uno stato di non aggiornamento. Quante sono le imprese che hanno i propri sistemi con un retaggio inscindibile a Windows XP? Basti vedere la sola Pubblica Amministrazione, e dire che quest’anno abbiamo anche visto uscire Windows 8, facendo slittare il livello culturale Nazionale indietro di 3 generazioni (Vista, Seven, 8). Così, invece che studiare le novità dei sistemi su cui i tecnici dovrebbero crescere, questi si ritrovano a dover – al contrario – acquisire concetti di altri prodotti per “garantirsi la sopravvivenza”, che tuttavia si ritrova ad essere un investimento nel tempo molto poco redditizio.
Economicamente non siamo particolarmente “aiutati”. Secondo un sondaggio svolto a Febbraio 2012 dal Sole 24 ore (link) lo stipendio medio degli addetti all’area in cui è compreso anche l’ICT è tra i più bassi in Europa, secondo solo alla Spagna per un soffio (dubito che sia cambiato qualcosa da Febbraio ad oggi - anzi). Di fatto, con una retribuzione lorda media di poco più di 24K EUR/anno, la mancanza di reali benefit al tecnico IT (formazione, certificazione professionale, stage, ecc.) produce un effetto frenante che sta rendendo il livello medio del sistema informativo Italiano a livello di “terzo mondo” o, come è stato definito da un IT Manager Britannico che ho conosciuto, un sistema “ibrido e poco affidabile”. Michael Page ha pubblicato un’analisi annua degli stipendi medi nel settore tecnologico disponibile sul loro sito Internet (disponibile in formato PDF)
Non è stato tuttavia un anno solo negative. Anzi.
È rimasto, invece, piacevole poter lavorare con società estere, Tedesche, Inglesi Olandesi o Statunitensi, nelle quali il livello di conversazione è rimasto a livelli molto consolidati e caratterizzati solo dai “dialetti” creati dai vari Brand. Gruppi IT strutturati, culturalmente uniformi, alla ricerca della qualità del servizio e della produttività aziendale e non alla chiusura rapida di un’assistenza “seccante”, in grado di dare supporto anche sulle tematiche all’apparenza più banali ma che, nell’ecosistema generale delle Aziende, costituiscono elementi di produttività.
È stato – per me – un anno di conoscenze estremamente interessanti, che mi hanno dato la possibilità di ampliare indubbiamente la cultura su nuovi modelli di business e di partecipare a progetti molto interessanti durante i quali prima si parlava di “proof-of-concept” della soluzione, e poi all’interno di un progetto si calava un prodotto. Ho conosciuto molti Professionisti specializzati in svariate aree dai quali ho potuto acquisire nuove conoscenze ed avere spunti interessanti grazie ai quali ho potuto abbozzare delle soluzioni nuove a problemi che normalmente affrontavo in altro modo.
Le tecnologie, in se, sono migliorate moltissimo, si evolvono secondo le esigenze del mercato e dell’utenza, sono stati fatti enormi passi avanti per ridurre l’impatto ambientale e rispondere al contempo ad una sempre crescente necessità di gestione di dati ed informazioni e il loro conseguente scambio o elaborazione. In ambito generale ho visto una crescente disponibilità di banda Internet ed un conseguente aumento dei servizi disponibili in Cloud. Ho avuto modo di riscoprire alcuni brand che in passato avevo evitato ed approfondire ulteriormente la mia conoscenza su altre soluzioni o prodotti.
Confidando che il 2013 riesca ad essere, deontologicamente prima di ogni altra cosa, un anno migliore di quello corrente, auguro a tutti quanti un anno migliore, soddisfacente da un punto di vista Professionale, ringraziando tutti i Professionisti conosciuti quest anno che in un modo o nell'altro hanno contribuito a farmi avere visioni diverse dei vari settori nei quali ci siamo incontrati.
26/12/2012 08:00:00