COVID-19 e servizi primari: il pensiero a chi fa davvero qualcosa per la società
La situazione mondiale sta cambiando radicalmente per via di qualcosa di intangibile, invisibile. Eppure c'è chi continua a lottare strenuamente per mantenere i nostri livelli di benessere. E li si tratta come se fossero fantasmi.
Siamo in uno dei periodi più bui dell'era della... come che la chiamavano? Già, l'era dell'informazione. Tutto quello che abbiamo costruito fino ad oggi, la società, i modelli di business, la tecnologia: tutte queste infrastrutture stanno mostrando tutti i segni di debolezza che li hanno caratterizzati fino ad oggi.
Ma del resto, un ponte di fango è pur sempre un ponte.
Finchè non ci passi sopra.
La sanità mentale delle persone è messa a dura prova: crisi di panico, assalti ai supermercati, gente che si rifiuta di stare in quarantena perché "si annoia".
Secoli di storia e di epidemie dimenticati, perché tanto nelle scuole ormai, la storia, non ha più significato. E lo dico io, che storia l'ho sempre odiata profondamente.
La scuola, che oggi - essendo chiusa - è in affanno per riuscire a far arrivare un minimo di quella già scarsa istruzione attraverso sistemi precari. I docenti, completamente impreparati ad un'emergenza di questa portata, si reinventano, a spizzichi e bocconi, ad una condizione nuova e piombata senza preavviso.
In effetti le emergenze non è che le programmi.
Non è che puoi dire "scusate, l'epidemia la possiamo spostare a settimana prossima?"
No, quella arriva, e fine.
Alla fine ce la fanno, tirate per i capelli e alla bene e meglio, le scuole ripartono. La colossale illusione dello "smart working" inizia a mettersi in moto, come un locomotore a vapore che parte.
Su un binario inadatto.
Parte la macchina e inizia subito a rallentare, perché il binario è inadatto. Le infrastture tecnologiche iniziano pian piano a collassare. Perché? Perché chi "parla" non sa - o non vuole sapere - come funzionano le cose. I media si riempiono di grandi comunicati, di parole di solidarietà. "Insieme ce la faremo", slogan politici e di quali enormi imprese stanno compiendo sotto i riflettori. Giusto ogni tanto un ringraziamento a quei medici che, in barba a tutti i rischi e le difficoltà di un sistema che proprio quei politici hanno fatto di tutto per abbattere e rendere pericolante, stanno lottando per salvare quante più vite possibile.
Ma gli altri?
Parto da quello che è stato, e per certi versi è ancora, il mio campo. Tutti quei tecnici che stanno lavorando per evitare che Internet collassi nel momento di maggiore bisogno. Perché se non fosse per Internet, i social media, i messenger, la formazione a distanza, lo "smart working" di sto gran... emh... dicevo, senza questi strumenti saremmo oltre il baratro della follia. Gente che lavora giorno e notte per trovare soluzioni in corsa, in un mercato che "non è mai il momento" per fare le cose. Perché, come diceva un collega anni fa, "dobbiamo correre correre correre, non c'è tempo per fermarsi". Peccato che lì, poi, c'era un muro in cemento armato. Un po' come in "300", solo che invece di un baratro, ci siamo corsi contro.
Splat.
Parliamo delle forze dell'ordine che per il loro "misero" stipendio sono lì, fuori, tutti i giorni, a correre dietro a quelli che "il virus è tutta una montatura del governo per controllarci" o "che si annoiavano". Sono lì in pieno rischio di contagio, e non ci pensi, finché un tuo parente non finisce a casa con il "sospetto di contagio". Allora lì, forse perché non è detto, ti si stringe il culo e cominci a dire "cazzarola, forse non è poi così un complotto". E quando parlo di misero non è per sminuirlo, ma perché anche loro vittima dei tagli degli "influencer" politici, si trovano con due banconote in mano, rischiando la propria vita tutti i giorni per consentire a noialtri stronzi di uscire la sera a bere al pub senza che qualcuno ci salti con un coltello alla gola.
Da parte mia, per quel che vale, grazie.
Poi parliamo di quelle persone che vediamo tutti i giorni, ma che sono dei "manichini" della nostra esistenza. Sono lì, servi e schiavi di noialtri, perché non sono persone. Sono "cose" che sono sempre lì, quando vai al supermercato, a fare la spesa o a fare il tuo giro di famiglia perché "a casa non so cosa fare con i bambini". Sono loro, sono quelle persone che da mattina a tarda sera sono al lavoro per noialtri, perchè quando vai al supermercato tu e io si possa trovare la carta igienica o l'estha-the al limone (product placement - non mi interessa - non mi hanno pagato).
Sono quei "fantasmi" che vediamo giusto quei quattro-otto minuti che servono per battere la spesa, contro cui inveiamo quando la coda dura troppo perché davanti c'è qualcuno che invece di pagare con una fottuta carta di credito paga con i ramini, perché "ha paura di essere controllato/a". Sono quelle persone che ti guardano con lo sguardo spento e si domandano "ma perché caXXo sei uscito di casa a comprarti il balsamo per i capelli!?". Sono quelle persone che nonostante il momento, sono lì, e ci permettono di non sentirci durante un vero coprifuoco, in guerra, quando la massima aspirazione di carta igienica che ti potresti permettere sarebbe la pagina della rivista di gossip che leggi. Che visto che siamo nel 2020, buon divertimento con il tuo iPhone X a pulirti il... a tutti quei fantasmi che ogni giorno sono lì, spesso senza protezioni (in barba agli accordi sindacali) sono lì, a rischiare loro e i loro cari.
Sono quelle persone che non vedi in giro a cazzeggiare in giro la domenica con il cane che ormai è così "pisciato" che è praticamente mummificato.
Io spero, e me lo auguro di cuore, che questo momento ci faccia capire che il nostro "sistema" sociale è appunto un sistema: è composto da persone che fanno i lavori più disparati, che ci permettono di vivere come viviamo.
E se la piantassimo di continuare a guardare quello che dicono i giornalisti, su cui di proposito non apro una parentesi altrimenti... ah no devo scrivere un articolo per Rights Chain a tema Fake News... quindi dopo ne ho anche per loro.
Dicevo... se la piantassimo di guardare il nostro culo, e cominciassimo a capire che siamo una società in cui la nostra libertà finisce dove inizia quello di qualcun altro, forse - e dico forse - questo momento potremmo passarlo e andare oltre. Imparando dai nostri errori e migliorando.
Ma soprattutto smettendo di guardare il prossimo con odio, e rispettando il fatto che anche loro contribuiscono ad un bene comune.
Il nostro status di libertà e possibilità di scegliere cosa fare.
Ma a quanto pare, la scelta più comoda è quella di essere stronzi.
Invece, da parte mia, un profondo ringraziamento per tutti quei fantasmi, che sono tutt'altro che fantasmi.
Perché senza di loro, oggi non potreste andare a fare la spesa col vostro smartphone in mano. Perché non ci sarebbe Internet, probabilmente lo smarphone ve lo ruberebbe il primo disperato che ne ricaverebbe qualche milligrammo d'oro, e il supermercato sarebbe deserto.
18/03/2020 00:00:00