La società non è pronta ad affrontare una crisi

  • 02/12/2016 13:19:00

In caso di pericolo geograficamente circoscritto, tenuto conto dello stato sociale in cui ci troviamo (“tutti connessi”), come si potrebbe raggiungere la popolazione con una comunicazione di emergenza?

In caso di pericolo geograficamente circoscritto, tenuto conto dello stato sociale in cui ci troviamo (“tutti connessi”), come si potrebbe raggiungere la popolazione con una comunicazione di emergenza?

Photo by Matt Chesin on Unsplash

La società non è pronta ad affrontare una crisi.

Generalmente sono considerazioni a posteri, tuttavia mi stupisce che nessuno ne parli. Dopo l’incidente della piattaforma ENI dello scorso 1 Dicembre e il pericolo biologico e/o ambientale che questo potrebbe aver causato nell’immediato o nel periodo successivo ho iniziato a riflettere su una questione.

In caso di pericolo geograficamente circoscritto, tenuto conto dello stato sociale in cui ci troviamo (“tutti connessi”), come si potrebbe raggiungere la popolazione con una comunicazione di emergenza?

Nell’era dell’informazione in cui tutti sono – appunto – connessi, la realtà dei fatti è che nessuno sa niente. Soprattutto nei momenti del bisogno.

La storia insegna che il segnale di “allerta” abbia sempre trovato un modo efficace di essere comunicato. Dai segnali di fumo alle campane sui campanili, per arrivare alle sirene durante il (nefasto) periodo di guerra, le autorità hanno sempre avuto un modo efficace per comunicare uno stato di allarme alla popolazione.

La situazione mi sembra completamente peggiorata in questo periodo. Mi riallaccio a due eventi, quello della raffineria dell’ENI e l’alluvione di un paio di anni fa conseguenza dell’esondazione del Seveso a Milano.

Come possono le autorità, le forze dell’ordine, la protezione civile, chiunque sia preposto a dare un allarme, darlo in modo efficace? Diciamo che, da cittadino, mi aspetterei di ricevere una comunicazione di qualche genere sul pericolo nella mia zona, che è in atto un’evacuazione o altro. Realmente qualsiasi canale di comunicazione che mi venga in mente è inefficace o fallimentare.

Televisione. Personalmente non guardo la televisione, nè digitale terrestre, nè satellitare. Inoltre non è accesa 24 ore su 24, per non considerare il fatto che per la gran parte del tempo sono fuori di casa, quindi non davanti ad una TV. Aggiungiamoci il fatto che il tempo di risposta dei media non è esattamente dei più efficienti. Inoltre ha un grosso problema: non è geograficamente localizzabile, pertanto una comunicazione andrebbe nel vuoto a livello nazionale. Risultato: siamo tutti morti.

Social Network vari. Hanno tre punti deboli fortissimi per questo tipo di comunicazioni: primo sono poco credibili. Le notizie create dall’utenza non sono molto attendibili. Gli eventuali canali “ufficiali” (es. le autorità del luogo) dovrebbero essere seguite dalle persone perché quest’ultime vedano i comunicati. Terzo sono “asincroni” ovvero è l’utente che va a leggersi la notizia e non il contrario. Chi ha timeline molto attive non vedrebbe il messaggio di allerta. Risultato: siamo tutti morti.

Siti Internet dei Comuni. Non mi pronuncio nemmeno: siamo tutti morti.

Radio: vorrei trovare chi la ascolta, e in più ha gli stessi problemi della televisione. Vite sterminate.

Una proposta che avevo letto qualche tempo fa: “un’app per le comunicazioni di emergenza”. Fallimentare, in quanto richiederebbe che tutti ne fossero a conoscenza e la installassero. Inoltre andrebbe gestito il servizio di comunicazione per zona. Risultato: morte globale.

La consapevolezza di tutte le suddette tecnologie, tutti i sistemi di comunicazione che sono disponibili, e la loro più totale incapacità di comunicare all’occorrenza mi ha lasciato un po’ basito.

Prima ho accennato ad un altro incidente. Me lo ricordo bene perché ero in mezzo a Viale Zara quella sera, avevo l’acqua a metà portiera della macchina ed ho avuto un culo pazzesco nel non rimanere fermo in mezzo all’incrocio visto che il tubo di scappamento e il motore erano sommersi. Avevo già commentato all’epoca la cosa, perché ero rimasto perplesso dal fatto che le forze dell’ordine (Polizia Locale) non solo non sapesse come comportarsi di fronte a quell’evento. Ma che vedendo le macchine approcciare la zona dell’esondazione non le fermasse... le lasciavano andare avanti.

I momenti di crisi come le calamità naturali (tornado, esondazioni, terremoti) o incidenti gravi (fughe di gas, incendi come quello dell’ENI) sono momenti in cui l’informazione giusta nel punto giusto al momento giusto può comportare una vita salva o una vita persa. Eppure non siamo capaci di mettere a frutto decenni di evoluzione tecnologica per poter gestire una situazione simile.

La riflessione mi ha portato però anche a qualche idea che potrebbe essere ragionevolmente efficace.

Parto da un presupposto. Sfido chiunque a trovarmi qualcuno che non ha un cellulare in tasca. Bada bene: non parlo di smartphone con accesso ad Internet di ultima generazione. Parlo di cellulare: dal vecchio Nokia 7110 (che verosimilmente sopravviverebbe anche un olocausto nucleare, aprofittando delle radiazioni per ricaricarsi) al iPhone di ultima generazione. C’è chi ne ha uno, c’è chi ne ha anche tre addosso. Praticamente sempre.

Supponiamo adesso che si debba mandare un messaggio di allerta alla popolazione che è interessata alla zona dell’incendio ENI, e che un gruppo di specialisti stia osservando la nube che ne scaturisce.

Mi sovviene in mente un modo molto semplice per avvisare tutti nel più breve tempo possibile. Un semplice SMS.

Se avessi il modo di inviare un SMS a tutti i dispositivi che si trovano in una determinata area, raggiungerei ragionevolmente una percentuale di persone sicuramente maggiore di tutti gli altri canali di comunicazione “obsoleti” o “moderni”.

Perché il SMS? In primis perché utilizza la rete cellulare tradizionale. Non serve la presenza di canale dati per inviare un SMS, quindi che Internet ci sia o meno, il SMS va. Inoltre lo può ricevere qualsiasi dispositivo: che sia il vecchio Nokia, che sia il più moderno degli smartphone, il SMS può essere ricevuto e letto. Il fatto che abbia anche “priorità” sulle altre App di uno smartphone di sicuro aiuta parecchio.

Gli operatori telefonici hanno un elenco dettagliato della disposizione dei punti radio. Questi vengono sfruttati in parte anche per migliorare la risoluzione dei GPS degli smartphone, ma non è mio interesse sapere chi dove si trova. Mi basta sapere che un cellulare è “legato” ad uno specifico ponte radio. Se si trova su quel ponte radio ed è una zona interessata ad un allarme, mi interessa che quel dispositivo riceva il SMS di avviso.

Sembrerà banale, ma la semplicità ed efficacia di un sistema simile mi sembra disarmante. Vediamo l’altro esempio.

Chiunque muovendosi in città sulla circonvallazione quel fatidico giorno in cui il Seveso ha deciso (di nuovo) di straripare, una volta entrato nella zona critica avrebbe potuto ricevere un SMS.

“Protezione Civile di Milano: zona di Viale Zara chiusa per esondazione Seveso. Evitare il percorso”.

Manda il messaggio una volta ogni minuto, vedrai che il problema si riduce di entità. Quando le persone si allontanano poi dalla zona di allarme, i messaggi smettono, perchè sei tecnicamente fuori dalla zona di pericolo.

Applichiamo il metodo a qualsiasi altra emergenza: fughe di gas, pericolo crollo edifici. Non importa quanto la zona sia densamente popolata, i dispositivi telefonici sono sicuramente di più. E stiamo parlando di un sistema che deve comunicare un allarme, una situazione straordinaria per la gestione di una crisi. Una crisi che può costare vite.

Non importa se sei un residente abituale della zona, se sei un turista, se arrivi dall’estero. Se sei nella zona di interesse devi saperlo e devi esserne notificato. E non mi vengano a parlare di Privacy perché “così possono geolocalizzarmi”. Non è un argomento che attacca, per il semplice motivo che in ogni caso sono molte più le informazioni che il telefono invia usando la rete dati sulla posizione, di quelle che possono essere estratte dalla sola rete GSM inviando un SMS. Ma se qualcuno preferisce perdere la vita perché ritiene che nessuno debba sapere dove si trova, allora può anche buttare tutti i cellulari nel cestino.

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